C'è chi conta fino a dieci, chi si morde la lingua e chi prende a pugni la prima cosa che ha sotto mano; c'è chi fa di tutto per non darla a vedere e chi invece letteralmente "esplode". La gestione della rabbia è un argomento spinoso: la rabbia si teme, la rabbia fa paura, la si usa come minaccia e come efficace mezzo per acquisire potere.
Ma come gestire la rabbia? Meglio implodere o meglio esplodere? E soprattutto: con chi arrabbiarsi? Ecco un po' delle domande a cui cercheremo di dare una risposta.
Ma partiamo chiarendo innanzitutto cos'è la rabbia, e qual è la sua funzione. Nell'immaginario comune si continua a definire la rabbia come un'emozione che dà a chi la esprime una connotazione negativa: pensiamo che per essere belli, buoni e bravi dobbiamo non arrabbiarci, mantenere la calma e controllare l'aggressività. Ed ecco che cadiamo nel primo errore: dare per scontato che rabbia ed aggressività siano la stessa cosa!
Ma andiamo con ordine: La rabbia è una delle emozioni di base, un’emozione universale che appartiene all’esperienza umana comune e condivisa a prescindere dall’età, dalla cultura e dall’etnia di appartenenza. La rabbia assolve dunque un ruolo molto importante nella vita del singolo individuo poiché segnala la violazione dei propri diritti o la presenza di un ostacolo al raggiungimento di obiettivi personali. Va intesa pertanto come un campanello di allarme che avvisa chi la sperimenta, che qualcosa o qualcuno potrebbe arrecargli un danno, bloccare un obiettivo o esporlo ad una ingiustizia. La rabbia inoltre assolve anche la funzione di preparare all’azione, attivando una serie di modificazioni fisiologiche che dispongono l’individuo ad organizzare una serie di comportamenti mirati alla rimozione dell’ingiustizia e/o del danno. Infatti anche la sola comunicazione verbale e non-verbale (mimica facciale e postura) della propria rabbia esercita una certa influenza sul comportamento degli altri.
L’aggressività coincide con l’attacco fisico e verbale mentre la rabbia con il forte sentimento di malessere, rappresentando la faccia soggettiva dell’aggressività. La rabbia può esitare in comportamenti aggressivi (ad es. urlare, lanciare oggetti) e di certo aumenta la probabilità di metterli in atto. Questi comportamenti a loro volta possono portare a esiti negativi, come discussioni accese, distruzione di proprietà o aggressioni fisiche. Dunque, le persone che sperimentano livelli elevati di rabbia hanno una probabilità maggiore di incorrere in esiti negativi; detto ciò, però, l’emozione di rabbia non sfocia sempre in azioni violente e aggressive, così come la violenza e l’aggressione possono verificarsi in assenza di rabbia (ad es. nel caso di una rapina in cui l’aggressione è puramente strumentale). Esistono infatti, azioni aggressive depurate dalla rabbia e azioni rabbiose che non possono essere definite aggressive: una persona che si arrabbia è sempre emozionata, mentre quella aggressiva può anche essere in uno stato non-emotivo o di apatia.
Ma cosa significa realmente gestire la rabbia?
Gestire la rabbia non significa controllarla o inibirla, ma modularne la risposta emotiva in modo da organizzare l’esperienza e le risposte comportamentali adeguate allo specifico contesto. In parole povere: Per imparare a gestire la rabbia dobbiamo fare pulizia iniziale e cominciare a liberare la rabbia dal concetto di giusto e sbagliato che la accompagna. La gestione della rabbia nasce con la capacità di eliminare il giudizio sulla rabbia stessa, nasce con la capacità di riconoscere la giusta dimensione emotiva a questa emozione che, come tutte le emozioni, deve poter fluire nel modo adeguato. Reprimerla porta solo all'implosione della rabbia che finisce per rivolgersi verso noi stessi o esplodere per un nonnulla in crisi di violenza e aggressività senza limiti.
Qualche consiglio pratico?
- In primis: respira! quando la rabbia ci sta "accecando", la probabilità di mettere in atto agiti impulsivi aumenta; prendiamoci un attimo per "deattivarci" attraverso la tecnica del respiro lento e permetterci di avere una prospettiva più lucida sull'evento che ha scatenato l'emozione della rabbia;
- perspective taking, ovvero cambiare prospettiva: invece di andare subito all’attacco di chi ha prodotto un danno, ci si potrebbe chiedere quali siano state le motivazioni dell’altro. Magari non era sua intenzione fare del male o farci arrabbiare;
- Assertività: affronta esplicitamente quella che pensi possa essere una con-causa della rabbia. Quando la rabbia é ormai sbollita, vai e chiarisci con calma i motivi della tua rabbia. Coltiva la tua assertività, imparando a rispettare gli altri senza calpestarli e soprattutto rispettare te stesso, senza farti calpestare.
Ma soprattutto: chiedete aiuto a specialisti che possano aiutarvi nella gestione della vostra rabbia! Esprimere la rabbia non significa distruggere o distruggersi.
Trattamenti specifici per la gestione della rabbia disponibili presso il Centro di Psicologia (Via Torino 24/11 - Cernusco S/N) e presso l'Ospedale San Raffaele Ville Turro (Via Stamira d'Ancona 20 - Milano).
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